ARTSTATION di Jaime martinez + Self di VINCENT

 


My name is Jaime Martinez and I was born in Cadiz, Spain . I am a traditional artist turned to digital artist, focused in illustration and concept art, located in Nottingham, UK.

I've drawn since I can remember. I studied Fine Arts in Sevilla University from 1996 to 2001. There I learnend all the things about traditional art, laying the foundations of my artistic knowledge.

After few years working as Graphic designer in some advertising companies, I decided to work in the game industry and be more focused in illustration and concept art. I have been working with companies like Gameloft, Fantasy Flight Games and Paizo Publishing. Actually I'm in-house Illustrator at Games Workshop HQ Nottingham.

I'm expert in Photoshop but I have some experience in working with Zbrush, Autodesk Maya and Corel Painter.

Thank you very much for your interest in my work.

Jaime Martinez
"Death Valley"
Jaime Martinez
 
 

Attraverso un insieme composito di esempi, la professoressa Tanni tratteggia i contorni di una fenomenologia dell’arte del nostro tempo dove il paradigma della rapidità di fruizione e diffusione segue il conseguente scadimento e l’obsolescenza pressoché istantanea dei fenomeni culturali ed estetici. A restituire una dinamica delle pratiche artistiche al tempo della memestetica è il caso del fotografo Jaime Martinez, che mixa le fotografie con gif animate, introducendo un effetto cinematico minimale. “Come dischi scratchati in eterno, le foto animate di Martinez rappresentano una serie di momenti congelati nel tempo, bloccati ma sempre sul punto di ripartire“, incalza l’autrice.
Valentina Tanni decreta un superamento delle pratiche della postproduction care a Nicolas Bourriaud. L’appropriazione, la copia sdoganata, il piluccare ovunque generano nel mondo dell’arte un big bang continuo, nel quale risulta sempre più difficile distinguere l’originale dalla copia, dove il valore della copia degrada quello dell’originale, come aveva intuito Andy Warhol negli anni ’70 con la sua nozione di originalità senza una qualche rilevanza.

Anche oggi, dopo cinquant’anni, si assiste a uno scollamento percettivo tipico dei meccanismi della Rete e delle piattaforme social. I concetti di originalità e creazione svaniscono in un panorama culturale dominato da nuove figure che ci stanno “lasciando in eredità un insieme di pratiche e di estetiche che richiamano alla memoria i precetti delle avanguardie storiche, allegramente distorti in una chiave weird/strana/disturbante, selvaggia e disinibita“, dichiara l’autrice. Dissezionare oggetti culturali banali e includerli nella Rete attraverso l’ambiguità ironica della piattaforma cinese TikTok o creare meme che bucano la Rete per iniettarsi nell’immaginario collettivo. Sembra essere questo il mood della Memestetica. È l’editing delle micronarrazioni veloci e fluide a popolare l’assenza di narrazioni storiche e ideologiche. 


 

Da qualche tempo il Cyber pittore VINCENT, di ritorno dagli U.S.A.  nella sua natale Ortigia sta portando avanti il suo esperimento di memestetica aggiungendo un’appendice al procedimento. Il Cyberspazio é l'insieme delle risorse informatiche e dei siti web che possono essere visitati simultaneamente da milioni di persone tramite reti di computer, e in cui avvengono scambi comunicativi di varia natura. Se la realtà è entrata nel mondo virtuale attraverso il selfie, cioè un autoritratto realizzato attraverso una fotocamera digitale compatta, uno smartphone, un tablet o una webcam puntati verso sé stessi e condiviso sui social network attraverso la replicazione dei meme, con tutte le modifiche che si ottengono dentro il computer con programmi di cyber-art, VINCENT  estrapola, estrude dal Web l’elaborato grafico, lo stampa su cartoncino, lo manipola e colora con gessetti degli antichi madonnari riportando il segno nel mondo reale e completa il segno grafico con tecniche miste, carboncino, inchiostri, terre e tutto ciò che riporta all’origine del segno grafico (lo splendore delle labbra è riprodotto con smalti per unghie). Proprio questa nuova dimensione supera l'assenza di peculiarità o intenzioni artistiche, riportando il selfie nell’ambito dell'autoritratto eseguito prima dell’invenzione ottocentesca della macchina fotografica. Una tecnica così all’avanguardia da farci ritornare umani.

Per ora, il mercato dell’arte dominato da meccanismi finanziari sembra immune a queste derive delle estetiche contemporanee, ma in futuro chissà.

Basterà una scintilla.

 















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