ERIK KESSELS ha fotografato FLICKR

 

Camilla Federica Ferrario

 Una giornata: 24 ore, 1440 minuti, 86400 secondi. Ma quante fotografie? A porsi questa domanda, è stato l’olandese Erik Kessels. Per dare una risposta – anziché limitarsi a un semplice calcolo astratto – ha deciso di scaricare e poi stampare in formato 10×15 tutte le foto condivise su Flickr durante l’arco di 24 ore. Ha poi riversato fisicamente queste immagini nelle sale del Foam di Amsterdam e successivamente in varie altre sedi espositive in tutto il mondo, in una mostra intitolata 24 Hours in Photos.


kessels 24h
 

Lo scenario che i visitatori si trovano davanti è sorprendente: montagne di fotografie alte fino al soffitto. La geniale intuizione dell’autore, infatti, consiste nel rendere tangibile ciò di cui normalmente possiamo avere solo un’idea vaga e astratta: l’enorme flusso di immagini prodotte quotidianamente da tutti in noi in un flusso ininterrotto.
Se abitualmente il problema dell’incessante proliferazione delle immagini (e degli effetti che ne derivano) può essere trascurato, questo non è più possibile dal momento in cui, grazie alla mostra ideata da Kessels, le immagini smaterializzate acquistano invece corpo, presentandosi in tutta la loro minacciosa (dirompente, inarrestabile) presenza fisica.
Come ha osservato Michele Smargiassi, l’evidente esaurimento dello spazio fisico necessario a contenere tutte queste immagini rende manifesto il più grave problema dell’esaurimento dello spazio mentale in grado di registrarle.
Sembra inoltre che la funzione primaria della fotografia, trattenere ciò che inevitabilmente sfugge, salvare un momento dall’inesorabile azione dissolvente del tempo, stia venendo meno, dal momento che la nostra memoria è sepolta da cumuli d’immagini che non abbiamo neanche più il tempo di guardare.
Questo accade perché nella società contemporanea il momento della registrazione e successiva condivisione delle esperienze vissute sta diventando via via più importante delle esperienze stesse.
Quasi rispondendo alla sua stessa opera, in altre occasioni Kessels si è presentato come figura eroica in grado di sfidare questa valanga, di farsi carico dell’arduo compito di selezionare da essa solo alcune fotografie allo scopo di evitare che, come nella sua installazione, esse ci sommergano.
Da tempo, infatti, si dedica a raccogliere fotografie “usate” nei mercatini delle pulci e su internet, riproponendole poi in mostre e pubblicazioni, caratterizzate sempre da un approccio ironico e provocatorio. Le fotografie che sceglie sono fotografie anonime, spesso prodotte in ambito familiare e colme dei classici errori fotografici. In tutte le sue opere Kessels ricerca volontariamente il banale, l’imperfetto, il dissonante, come reazione alla perfezione che domina non solo nelle immagini pubblicitarie (di cui egli si occupa quotidianamente come direttore creativo di un’agenzia di comunicazione), ma anche nelle fotografie che ogni giorno vengono condivise in rete.



Se in 24 Hours in Photos l’artista aveva scelto di non selezionare le immagini, limitandosi semplicemente a coglierne l’enorme e monotono flusso, nel resto della sua attività ha invece saputo mostrare come qualcosa di buono possa ancora nascondersi anche dove meno ci si aspetterebbe, quasi a voler intendere che, nonostante siamo ormai sommersi dalle immagini, non è detto che, in fondo, naufragar non possa esserci dolce in questo mare.





 

70.000 foto Fickr in un giorno.
Oggi vanno on line circa 300.000 immagini al minuto.

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