Sai distinguere i gatti veri da quelli creati dall’intelligenza artificiale?
Noto in passato per i suoi mici «mutanti»,
oggi il sito thiscatdoesnotexist.com è in grado di creare esemplari in
tutto e per tutto simili a quelli reali. Mettiti alla prova
Passi da gigante
Tra i prodigi dell’intelligenza artificiale, la
sua capacità di perfezionarsi nel tempo può lasciare sbalorditi. Prova
ne sono i recenti progressi del sito thiscatdoesnotexist.com, appena due anni fa oggetto di ampie ironie in Rete per l’aspetto spesso mostruoso dei suoi gatti artificiali.
Oggi, infatti, può tranquillamente reggere il confronto fotografico con
gli esemplari in carne e ossa: provare per credere nel prosieguo di
questa gallery. Merito della Rete generativa avversaria StyleGAN,
sviluppata da Nvidia nel 2018 e distribuita open source su GitHub a
partire dal 4 febbraio 2019. La stessa grazie alla quale sono stati
ricostruiti, per esempio, i volti degli imperatori romani di Daniel Voshart e quelli dei ritratti celebri scelti da Nathan Shipley. Alle spalle del progetto, l’ingegnere informatico Phillip Wang. Lo stesso che ha sviluppato il celebre thispersondoesnotexist.com, dedicato agli esseri umani (alcune creazioni a questo link). Esistono poi altri tre siti gemelli: thischemicaldoesnotexist.com, che assembla inedite molecole chimiche, thisartworkdoesnotexist.com, che realizza nuove opere di arte contemporanea, e thishorsedoesnotexist.com,
che al momento ottiene con i cavalli gli stessi (pessimi) risultati del
thiscatdoesnotexist.com del 2019. Ma anche in questo caso c’è da
scommettere che i suoi algoritmi, a forza di «autoaddestrarsi» su
immagini sempre nuove, si affineranno fino a raggiungere standard
qualitativi altrettanto elevati.
Volevo un gatto nero
A riprova di quanto scritto, passiamo
subito al primo confronto: quale di questi due gatti è realmente
esistente e quale è stato invece creato da thiscatdoesnotexist?
Risposta: quello a sinistra è realmente esistente, quello a destra è stato creato da thiscatdoesnotexist.
L' Ecce Homo è una pittura murale novecentesca di Elías García Martínez [1] , artista minore spagnolo . L'opera è ubicata nel Santuario de Misericordia di Borja , in Spagna . Il dipinto, considerato di modesta importanza artistica,ha ottenuto fama mondiale per un maldestro restauro amatoriale compiuto nel 2012 . Nell'agosto 2012 Cecilia Giménez, parrocchiana ottantunenne, pittrice dilettante senza esperienza né qualifica in restauro, prende di sua spontanea volontà l'iniziativa di mettere mano alla pittura, rovinando seriamente l'opera. La notizia dell'accaduto compare per la prima volta il 7 agosto, pubblicata su un blog spagnolo ] Il 21 dello stesso mese il quotidiano Heraldo de Aragón scoprì e rese nota l'autrice dell'intervento, e da lì la notizia passò sui maggiori quotidiani spagnoli, rendendo l'opera, e il suo controverso restauro, di fama internazionale. I media di tutto il mondo l'hanno definito il peggiore restauro d
Fino al al 12 novembre 2021 sarà aperta a Roma la mostra " Fiori invisibili " del duo TTOZOI a cura di Sabino Maria Frassà. La mostra fa parte del ciclo artistico "Extraordinario", promosso dal progetto non profit negli showroom di Roma e Milano del brand di design Gaggenau. La mostra “Fiori invisibili” porta per la prima a volta a Roma le opere del duo artistico TTOZOI. Le loro opere d’arte sono realizzate a partire da materie organiche (farine, acqua e pigmenti naturali), che ci mettono in contatto con un mondo extraordinario - le muffe - elementi che normalmente non consideriamo nell’ambiente intorno a noi. Gli artisti realizzano così delle opere attraverso un procedimento di fatto invisibile agli occhi sia degli artisti sia degli spettatori, ma fortemente influenzato e in connessione con le condizioni ambientali che lo circondano. Le opere d’arte dei TTOZOI si sviluppano infatti in situ, all’interno di teche chiuse; soltanto dopo un’attesa
SEMIOTICA DEL WEB Nel suo recente libro: Memestetica… la storica dell’arte Valentina Tanni compie un’approfondita indagine attorno alle trasformazioni dell’arte contemporanea del XXI secolo sotto la spinta della diffusione del web e delle piattaforme social. L’autrice traccia un’ampia prospettiva storica “ da Marcel Duchamp a TikTok ” alimentando sentieri e inciampi di riflessione dove i troll e i meme compaiono nelle comunità artistiche per boicottare, paralizzare i processi comunicativi ed estetici generando così uno scenario affascinante e al contempo disturbante segnato da gif animate, ritocchi su Photoshop e pratiche di appropriazione di ogni genere. “ Le immagini circolano online in versioni e formati diversi […] sono oggetto di uso compulsivo: un consumo costante che sembra quasi deteriorarle “, afferma l’autrice. Uno scadimento di valore che travolge in particolare l’universo della fotografia, dove si assiste al formarsi di un ecosistema dominato da atteggiamenti cr
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