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LAND ART

 

Una bambina seduta su un prato guarda l'orizzonte. Davanti a lei tanti uomini, donne e bambini, disegnati alla maniera dei più piccoli, formano un arco che simboleggia il mondo, mentre sullo sfondo si staglia la cornice naturale delle Alpi. Si chiama "Beyond Crisis" ed è l'ultima opera di land art dell'artista svizzero-francese Saype, pioniere degli affreschi su erba, un messaggio di speranza e positività nei tempi difficili del coronavirus. Il dipinto nella località alpina di Leysin, in Svizzera misura 3000 metri quadrati ed è stato realizzato con vernici biodegradabili al 100 per cento a base di pigmenti naturali come carbone e gesso. "Esistono diversi livelli di lettura", spiega l'artista, "ma l'idea principale è sfidare il mondo che seguirà dopo la crisi sull'importanza di guardare tutti nella stessa direzione. Come per le altre mie opere, voglio trasmettere una visione ottimista, una certa idea di vivere insieme". "Beyond Crisis" è stato realizzato sulla terra privata di un agricoltore, la sua durata dipenderà dal tempo e dalla ricrescita dell'erba, "forse tra due settimane, al massimo un mese" scomparirà - 
 


 
 
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Opere d'arte da cogliere al volo

Intervista a Molly Dilworth, l'artista americana che dipinge i tetti di New York. Che diventano così visibili persino da Google Earth
Molly Dilworth, dotata di una fantasia visionaria in grado persino di raggiungere i satelliti, è una giovane pittrice americana che ha superato la fobia delle altezze sfidando i tetti a terrazza di New York. Il suo lavoro creativo evade totalmente dalla gabbia di una galleria o di un museo e si fa spazio aperto, immobile chiodo variopinto dei grattacieli di Manhattan. La particolarità? I tetti in costume sono addirittura visibili tramite Google Earth, il software di proprietà del colosso californiano che porta virtualmente in viaggio milioni di utenti attraverso le mappe satellitari.
Il pennello di Molly non è che un rullo intriso di colori brillanti, iperaccesi, una commistione di avanzi di vernici (come dimostra la sua ultima creazione dipinta sul "rooftop" della galleria d'arte Hendershot della Grande Mela), "perché nulla si spreca". Le tavole del cielo di Molly Dilworth stanno richiamando l'attenzione di illustri disegnatori, pittori e artisti.

Come descriveresti la tua arte, Molly? Puoi raccontarci in che modo è sorta l'idea di utilizzare Google Earth?
Il mio unico scopo, in qualità di artista, è dipingere. Ritengo la pittura una tecnologia molto antica. Come la maggior parte delle persone moderne, trascorro molto tempo davanti al computer e al cellulare - insomma, reclusa nel mondo virtuale. Nonostante io ami restare da sola nel mio studio mentre dipingo, mi sento sempre un po' frustrata nel non poter interagire col mondo. Così, creando una pittura visibile dai satelliti, appunto tramite Google Earth, posso dar vita ad una idea pittoricamente poetica e ad un pratico scambio con l'esterno. È mia intenzione entrare fisicamente in contatto col digitale, e lavorare con persone che abbiano lo stesso desiderio di allentare le rigide frontiere dell'industria, della disciplina e degli strumenti artistici.

C'è un artista famoso che ti ha ispirata? Che cosa muove la tua arte?
Mi sento molto vicina agli artisti di Arte Povera, in particolare ad Alighiero Boetti. I "materiali poveri", riciclati, sono una fonte di ispirazione - adoro l'idea di creare qualcosa dal nulla - ho sempre trovato una profonda risonanza con i tessuti di Arte Povera, ad esempio. Ann Craven è una pittrice americana che mi ha insegnato l'importanza di sperimentare quotidianamente, di far pratica giorno dopo giorno, e fregarmene degli errori, mi ha trasmesso la poesia del "pop" e il genuino coraggio dell'innovazione. Peter Young e Lee Krasner mi hanno entrambe fatto conoscere un linguaggio pittorico personale, e sono orgogliosa di dire che alla fine mi è perfino riuscito di capire Kandinsky dopo una delle sue ultime mostre al Guggenheim di New York, ho impiegato una vita intera ad attendere che quel momento arrivasse! Credo, poi, che la cosiddetta "artista del suono" Marina Rosenberg sia brillante, impazzisco per le fotografie di Zoe Crosher, Fischli & Weiss sono tra i più geniali ed estrosi artisti viventi, sono un grande fan del musicista Brian Eno... Oddio, questa lista potrebbe durare in eterno. Ti prego, fermami!
La maggior parte degli artisti che ho incontrato sono abbastanza ossessivi ed io non faccio eccezione. La mia arte si esprime al meglio quando sono felice ed ispirata: per fare in modo che questo accada, mente e mani debbono essere entrambe impegnate. Dato che la pittura è una forma di comunicazione, mi eccita aprire un varco nella mente degli spettatori o trascinarli nel mio mondo tramite uno scambio di sensibilità, d'idee.

Quali sono i tuoi interessi?
Nulla di sistematico ed invasivo com'è l'arte in genere: nel disordine del mio studio si possono trovare dipinti incompiuti che sono soltanto linee, scarabocchi... La mia passione segreta è lavorare all'uncinetto. Attualmente ho tra le mani un sacco di borse di plastica. Negli Stati Uniti ti danno due buste di plastica (almeno!) se compri un po' di cose per negozi. Ecco, sono sommersa di buste e sto cercando di impiegare la plastica per qualche lavoro creativo. Al di fuori dell'arte, vado in bici e nuoto. New York è fantastica d'estate perché è possibile andare in bici sulle piste ciclabili attaccate alla spiaggia e se porti amici per un picnic diventa tutto assolutamente perfetto.
 

Come stai vivendo la parte "business" della tua arte?
In America, abbiamo davvero uno scarso finanziamento pubblico, così la maggior parte di noi si auto-finanzia. È un po'come uno scrittore che, non trovando un editore disposto a pubblicare, paga da sé l'editoria. Faccio difficoltà a comprendere il business nell'arte e mi tengo stretta la consolazione che non sono sola - è raro trovare qualcuno che abbia frequentato una scuola d'arte e ne abbia tratto un vantaggio economico - è una specie di taboo. Molti degli artisti di successo che conosco svolgono altri lavori per mantenersi - insegnano per lo più - e conducono una vita da precario. La parte positiva è che a queste condizioni non puoi che diventare più ricco di risorse, flessibile e corazzato.

La questione ambientale ti interessa? Penso all'iniziativa del 2007 di colorare i taxi newyorkesi a motore elettrico... Hai mai pensato ad un progetto che impieghi i pannelli solari, ad esempio?
Il progetto di dipingere i tetti dei grattacieli di New York è stato inizialmente motivato da un gesto poetico che poi mi ha portata in contatto con architetti specializzati in tecnologie verdi ed attivisti ambientalisti. Come pittrice, non saprei che contributo dare all'ambiente, ma conoscendo sempre di più il modo di costruire i palazzi e i tetti del mondo, capisco che a disposizione ho molti strumenti - dal dipinto che riflette la luce solare ai pannelli solari stessi - ed è ipotizzabile creare una sinergia tra il mondo artistico e quello delle infrastrutture.

Hai una tua filosofia? Che stile di vita conduci? Pochi anni fa ho adottato il motto "don't freak out", cioè "comunque vada divertiti, non perdere la testa". Molto utile. Credo di poter descrivere il mio stile di vita come un tentativo di rendere il mio motto obsoleto.


 
LE LINEE DEI NAZCA

Origini

Si ritiene che i geoglifi siano stati tracciati durante la fioritura della Civiltà Nazca, tra il 300 a.C. ed il 500 d.C. da parte della popolazione che abitava la zona: i Nazca.

Le linee sono tracciate rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto, lasciando così un contrasto con il pietrisco sottostante, più chiaro. La pianura di Nazca non è ventosa e il clima è piuttosto stabile così i disegni giganti sono rimasti intatti per centinaia di anni.

A causa della superimposizione dei motivi, si crede che essi siano stati realizzati in due tappe successive: prima le figure e poi i disegni geometrici. Ciò nonostante, a causa delle caratteristiche del suolo è molto difficile poter datare con sicurezza il periodo in cui furono costruite, specialmente per la difficoltà di applicare il sistema di datazione con il Carbonio 14, che non ha dato risultati soddisfacenti. Gli scienziati si sono avvalsi di altri metodi, come il confronto tra le figure dei geoglifi e quelle trovate sul vasellame della civiltà Nazca.

Ai margini della Palpa, gli archeologi hanno scoperto la città cerimoniale dei Nazca, Cahuachi, da cui si ritiene provenissero gli artefici delle linee.

Studi moderni e interpretazione

Il primo riferimento alle figure si deve al conquistador e cronista spagnolo Pedro Cieza de León nel 1547.[1]

Mejia e Kosok: centri di culto

Sebbene le linee siano state avvistate con maggiore chiarezza e frequenza con l'avvento dei voli di linea sull'area, esse sono visibili anche dalle colline circostanti, tanto che dall'alto di una collina nel 1927 Toribio Meija Xespe le identificò con dei sentieri cerimoniali ("seques")[2].

Nel 1939 furono studiate da Paul Kosok, un archeologo statunitense, che ipotizzò che l'intera piana fosse un centro di culto[3].

Hans Horkheimer nel 1947 suppose invece che questi tracciati fossero una forma di culto degli antenati: sentieri tracciati che erano utilizzati come tracce dove camminare durante le cerimonie religiose.

Maria Reiche: calendario astronomico

Chi diede un contributo decisivo allo studio delle linee di Nazca fu l'archeologa tedesca Maria Reiche.

Maria Reiche (statua di cera)

Ella si dedicò con passione allo studio e al restauro dei geoglifi e a lei si deve la scoperta di alcuni che non erano stati documentati in precedenza, né da Mejia, né da Kosok. La Reiche suppose che le linee avessero un significato astronomico, identificando la figura della Scimmia con l'Orsa Maggiore, il Delfino e il Ragno con la Costellazione di Orione, ecc. La Reiche affermava anche che le figure erano state create da veri e propri tecnici e ingegneri dell'epoca.[4]

Sulla stessa linea Phyllis Pitluga, una ricercatrice dell'Alder Planetarium di Chicago, studiando il rapporto tra le linee e le stelle nel cielo, giunse alla conclusione che il ragno gigante rappresentava la costellazione di Orione, mentre tre linee rette che passano sopra al ragno erano dirette verso le tre stelle della cintura di Orione, se osservate da un certo punto della pampa.

Nel 1967 Gerald Hawkins, astronomo inglese noto per i suoi studi nel campo dell'archeoastronomia, non trovò alcuna correlazione tra i disegni di Nazca e i movimenti dei corpi celesti.[5]

Morrison e Rostworowski: il ritorno degli dei

Lo zoologo Tony Morrison studiò le linee con Gerald Hawkins; nel suo libro del 1978, Pathways to the Gods, Morrison citava un brano scritto dal magistrato spagnolo Luis de Monzon nel 1586, riguardo alle pietre e alle antiche strade vicino Nazca:

«I vecchi indiani dicono [...] di possedere la conoscenza dei loro antenati e che, molto anticamente, cioè prima del regno degli Incas, giunse un altro popolo chiamato Viracocha; non erano numerosi, furono seguiti dagli indios che vennero su loro consiglio e adesso gli Indios dicono che essi dovevano essere dei santi. Essi costruirono per loro i sentieri che vediamo oggi.»

Morrison riteneva di aver individuato la chiave per spiegare il mistero delle linee di Nazca: il leggendario eroe-maestro Viracocha, noto anche come Quetzalcoatl e Kontiki, il cui ritorno era ancora atteso al momento dello sbarco di Cortés. Gli "antichi indios" disegnarono figure poiché pensavano che Viracocha sarebbe tornato, questa volta scendendo dal cielo, ed i disegni rappresentavano dunque dei segnali.[6]

Anche la storica peruviana Maria Rostworowski de Diez Canseco studiò le linee interpretandole come luogo di segnalazione al dio Viracocha. Secondo la Rostworowski ad ogni figura corrisponderebbe un clan (ayllu) degli adoratori di Viracocha, che avrebbero disegnato le linee per segnalare al proprio dio il luogo dove essi si trovavano quando egli sarebbe ritornato.

Reindel e Isla: culto dell'acqua

Il primo studio serio su questi disegni è dovuto all'équipe di archeologi Markus Reindel (della "Commissione per le culture non-europee" dell'Istituto Archeologico Tedesco) e Johnny Isla (dell'Istituto Andino di Ricerche Archeologiche).

Essi hanno documentato e scavato più di 650 giacimenti e sono riusciti a tracciare la storia della cultura che tracciò questi disegni, oltre a dargli un senso, e giunsero alla conclusione che le linee hanno a che vedere molto più probabilmente con rituali collegati all'acqua, piuttosto che con concetti astronomici. L'approvvigionamento idrico, infatti, giocò un ruolo importante in tutta la regione.[7]

Gli scavi hanno inoltre portato alla luce piccole cavità presso i geoglifi nelle quali furono trovate offerte religiose di prodotti agricoli e animali, soprattutto marini. I disegni formavano un paesaggio rituale il cui fine era quello di procurare l'acqua. Inoltre furono trovati paletti, corde e studi di figure. Di questi elementi tanto semplici si servirono gli antichi Nazca per tracciare i loro disegni.

I geoglifi e le piramidi di Cahuachi: verso una maggiore comprensione del mondo Nasca

Recenti ricerche condotte da Nicola Masini e Giuseppe Orefici[8] a Pampa de Atarco, nei pressi del Centro cerimoniale di Cahuachi, hanno evidenziato una relazione spaziale, funzionale e religiosa tra i geoglifi e i templi di Cahuachi. Con l’ausilio di tecniche di telerilevamento aereo e satellitare, i ricercatori italiani hanno rilevato e analizzato cinque gruppi di geoglifi, ciascuno caratterizzato da motivi, pattern e funzioni distinte. Il più significativo è caratterizzato da motivi meandriformi o a zig-zag dalla chiara funzione cerimoniale, attraversati da trapezoidi e linee che convergono verso le piramidi di Cahuachi. A una probabile funzione di calendario solare è da attribuirsi alcuni geoglifi costituiti da figure geometriche, linee e centri radiali allineati verso i solstizi e gli equinozi. Secondo i due studiosi i geoglifi di Atarco erano la sede di eventi legati al calendario agricolo e servivano anche a rafforzare la coesione sociale dei vari gruppi di pellegrini, provenienti da diversi villaggi del territorio Nasca, che condividevano antenati e credenze religiose comuni[8].

Altre ipotesi

Sulla base dei risultati delle indagini geofisiche e dell'osservazione delle faglie geologiche, David Johnson[9] ha sostenuto che alcuni geoglifi seguivano i percorsi delle falde acquifere da cui gli acquedotti (o puquios) raccoglievano l'acqua.

Come sono state disegnate

Sono molte le ipotesi su come i Nazca abbiano disegnato le linee, spaziando da quelle più plausibili a quelle più fantasiose.

Tecnicamente le linee di Nazca sono perfette. Le rette chilometriche sono tracciate con piccolissimi angoli di deviazione. I disegni sono ben proporzionati, soprattutto se pensiamo alle loro dimensioni. Queste linee sono la testimonianza di una grande conoscenza della geometria da parte degli antichi abitanti di questa zona.

L'ipotesi più accreditata e realistica circa la loro costruzione induce a pensare che gli antichi peruviani abbiano dapprima realizzato disegni in scala ridotta che sarebbero stati successivamente riportati (ingranditi) sul terreno con l'aiuto di un opportuno reticolato di corde (in maniera simile a come fece Gutzon Borglum, l'artista che scolpì i volti dei Presidenti statunitensi sul monte Rushmore). Quest'ipotesi sarebbe avvalorata anche dai reperti archeologici rinvenuti da Reindel e Isla durante i loro studi.

Inoltre, non è del tutto esatto il fatto che le linee non si possano osservare da terra: infatti ci sono molte colline e montagne nell'area di Nazca che avrebbero permesso agli artisti di osservare il proprio lavoro in prospettiva. C'è da tener presente anche che, sicuramente, appena disegnate, le linee dovevano essere ben visibili, di colore giallo brillante, come le impronte recenti di pneumatici che passano nella zona.

Va anche ricordato che le linee si sono conservate perfettamente fino ai nostri giorni perché la zona è una delle più aride del mondo e quasi del tutto priva di vento e pioggia.

Le figure

Le figure che si trovano a Nazca, in particolare nella Pampa di San José sono numerose e rappresentano figure di animali, di vegetali, di umani, labirinti e altre figure geometriche.

Quasi tutti i disegni furono creati su superfici piane. Ve ne sono alcuni anche sui lati delle colline, che rappresentano (per la maggior parte) figure umane, alcune delle quali sono incoronate da tre o quattro linee verticali che forse rappresentano le piume di un copricapo cerimoniale (anche alcune mummie peruviane portavano copricapi d'oro e di piume). I disegni sulle colline sono meno nitidi di quelli sulla pianura, forse perché sono stati parzialmente cancellati dal rotolamento delle pietre verso valle.

Sono più di trenta i geoglifi trovati fino ad oggi nella Piana di Nazca. I disegni geometrici (centinaia di linee, triangoli e quadrangoli) sono più numerosi di quelli naturali ed occupano grandi aree.

La sua tecnica di costruzione fu diligente e attraverso essa i topografi del passato portarono le linee a dorsi e burroni senza deviare dalla loro direzione originale.

La profondità dei solchi non eccede mai i 60 cm e alcune sono semplici graffi sulla superficie e possono essere distinte solo quando il sole è basso all'orizzonte.


L'airone (alcatraz)

L'airone (o fenicottero)

Questa figura, posta di fianco ad un trapezoide, mostra un grande volatile con il collo a zigzag e il becco rivolto ad est.

Questo enorme uccello stilizzato ha una lunghezza di 300 m e una larghezza di 54 metri. È considerato dagli studiosi l'"Annunciatore dell'Inti Raimi" (festa incaica di adorazione del sole), perché nelle mattine tra il 20 ed il 23 giugno, la direzione che va dalla testa al becco punta verso il sorgere del sole.

L'albero

L'albero e le mani

Nei pressi della Carretera Panamericana Sur il grande albero è una delle due figure (l'altra è quella delle mani) visibili dalla "torre mirador", nei pressi della panamericana stessa.

Le ali (o conchiglie)

L'alligatore

Figura quasi completamente cancellata dai lavori per la costruzione della Panamericana o dall'incuria dei visitatori. Al giorno d'oggi, al posto della figura, si notano solo grandi tracce di pneumatici.

L'astronauta

L'astronauta
Linee simili a passerelle

L'astronauta, così chiamato per la forma della testa che ricorda per l'appunto il casco di un astronauta, è una delle figure più famose della Piana di Nazca, soprattutto riguardo alle speculazioni fantascientifiche che sono state proposte circa l'origine delle linee.

L'ipotesi più accreditata è che si tratti di una semplice rappresentazione stilizzata di una figura umana. Secondo Maria Reiche si tratta di uno sciamano o di un sacerdote in grado di prevedere il tempo atmosferico.

La balena

La balena

Questa figura è la rappresentazione di una divinità marina. È localizzata all'estremità orientale del complesso archeologico delle linee ed è sovrapposta ad un grande rettangolo.

Il cane

Il cane
  • Coordinate Geografiche: 14° 42.384'S, 75° 7.846'W
  • Lunghezza: 49 m
  • Larghezza: ? m
  • [ Il cane (google maps)]



Il colibrì

Il Colibrì

Il colibrì è uno dei geoglifi più famosi della piana di Nazca, per le sue proporzioni armoniose. La distanza tra gli estremi delle sue due ali è di 66 metri ed è lungo 94 m.

I colibrì erano considerati messaggeri degli dei dalle popolazioni della costa settentrionale peruviana e intermediari tra gli umani ed i condor mitologici nella regione del lago Titicaca. A Puquio, vicino a Nazca erano considerati assistere ai culti rivolti agli dei delle montagne per propiziare la pioggia.[10]

Le conchiglie

(vedi Le ali)

Il condor

Il condor

In molte culture andine il condor è un uccello associato direttamente alle divinità delle montagne.[10] Il condor di Nazca ha una lunghezza di 130 m ed una apertura alare di 115 m.



Il fiore

Il fiore

L'iguana

  • Coordinate Geografiche: ? S, ? W
  • Lunghezza: ? m
  • Larghezza: ? m
  • [ L'iguana (google maps)]

Il lama

La lucertola

La lucertola è forse la figura che ha sofferto di più l'incuria dell'uomo: durante i lavori per la costruzione della Carretera Panamericana Sur è stata tagliata a metà dal tracciato della strada e parzialmente cancellata durante i lavori.

Le mani

La figura, vicino alla torre "Mirador" (che permette di vederle molto bene), rappresenta due mani, una delle quali priva di un dito.

Gli antichi popoli della piana credevano che chi nasceva menomato fosse figlio di un dio del fulmine o del tuono, un essere soprannaturale e benaugurante legato alle piogge e all'acqua. Di conseguenza si ritiene che questa figura, come quella della scimmia, non contenga un errore, ma sia stata volutamente realizzata priva di un dito.[10]

L'orca mitologica

Orca mitologica, civiltà Nazca, Museo Larco. Lima, Perù

L'orca è un animale appartenente alla mitologia Nazca e presente anche nella ceramica della civiltà Nazca, dove talvolta veniva rappresentata con una testa umana. È diverso da una normale balena avendo braccia e molteplici pinne sulla schiena. Viene considerato come una metamorfosi del gatto di Nazca che appare rappresentato su molte ceramiche; una metamorfosi che ovviamente ha a che vedere con l'acqua.



Il Pappagallo

Il pappagallo


Il ragno

Il ragno

Il ragno è una delle figure più famose della Piana di Nazca e fu la prima ad essere scoperta. È ubicato in una fitta rete di linee rette ed è parte del bordo di un enorme trapezoide.

Secondo alcuni questo ragno apparterebbe alla famiglia dei Ricinulei, originaria di zone quasi inaccessibili della foresta Amazzonica (1500 km più a nord).

La scimmia

La scimmia

Famosissima figura che mostra l'animale con nove dita e la coda a forma di spirale.

Le popolazioni dell'antico Perù associavano le scimmie all'acqua, in quanto esse abitavano in zone dove l'elemento è abbondante. Il fatto di avere nove dita non è un segno di inaccuratezza, ma un modo per ritrarre un animale divino in quanto, al tempo degli Inca, era convinzione diffusa associare le persone o animali nati con malformazioni a figli del fulmine e del tuono.[10] Lo stesso vale per la figura delle "mani".

La figura della scimmia fu scoperta nel 1954 da Maria Reiche che credeva potesse rappresentare l'Orsa Maggiore.

Il serpente

  • Coordinate Geografiche: ? S, ? W
  • Lunghezza: ? m
  • Larghezza: ? m
  • [ Il serpente (google maps)]

La spirale

Già nel 1976, l'archeologo Larrain aveva notato che gli antichi popoli peruviani utilizzavano delle conchiglie di forma spiraleggiante in culti per ottenere acqua; conchiglie nautiloidi erano usate per produrre suoni che richiamassero gli dei della montagna o le nuvole. Pertanto attribuì a questo geoglifo connessioni con il culto dell'acqua[10]

La stella

A novembre del 2019, un team di ricercatori giapponesi della Yamagata University, guidato dal professore Masato Sakai, ha reso noto che sono stati scoperti 143 nuovi geoglifi nel deserto di Nazca. La scoperta è stata fatta grazie uno studio sul campo col supporto di immagini satellitari e quelle dei droni. Inoltre, per la prima volta è stata utilizzata anche l'intelligenza artificiale e grazie alla quale è stato possibile riconoscere anche il geoglifo più piccolo dei 143 scoperti. Sono stati realizzati rimuovendo le pietre scure del deserto e lasciando esposta la sabbia più chiara. I ricercatori ritengono che le nuove figure siano state create tra il 100 a.C e il 300 d.C.[11]

Ubicazione

Tra le città di Palpa e Nazca, nella pianura di Socos ci sono alcune linee che hanno una larghezza che va dai 4 ai 21 dam. Un semicerchio di montagne in lontananza forma un gigantesco anfiteatro naturale aperto verso ovest.

In questa regione, migliaia di linee si estendono per 520 km², e alcune si prolungano fino ad un'area di 800 km².

Le lunghezze delle linee sono variabili, arrivando a misurare anche fino a 275 m di lunghezza.

Conservazione

Durante il XX secolo si riteneva che la posizione in zona desertica e la lontananza dai grandi centri urbani avrebbero garantito, di per sé, la conservazione del sito. Un danno irreversibile è stato arrecato della Carretera Panamericana Sur che passa tra i geoglifi più belli e conosciuti, tagliando a metà la lucertola. Inoltre il facile accesso alla zona, ha agevolato atti deliberati di vandalismo. Il più noto è stato compiuto nel 2014 da attivisti di Greenpeace che hanno rovinato alcuni disegni durante una campagna propagandistica, contando sul clamore mediatico che il loro gesto avrebbe suscitato[12][13][14]. Sono stati innumerevoli i danneggiamenti involontari dovuti a distrazione, come quello del 31 gennaio 2018, quando un camionista transitò per 100 metri sul sedime delle linee deteriorando gravemente alcuni disegni[15]. All'inizio del XXI secolo si è manifestata la preoccupazione che i cambiamenti climatici possano influire negativamente sulla conservazione dei geoglifi, perché anche un piccolo aumento delle precipitazioni piovose può arrecare danno alle delicate figure[16].

Nella cultura di massa

  • Le linee di Nazca compaiono anche nell'anime Yu-Gi-Oh 5D's, dove vengono presentate come il risultato della segregazione nelle viscere della Terra dell'esercito delle ombre.
  • Nel film Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo le linee di Nazca vengono menzionate come indizi per giungere ad Akator, e alcune immagini delle stesse sono mostrate sotto forma di fotografie.
  • Nella serie a fumetti Martin Mystere il protagonista ha a che fare con ''le linee di Nazca'' negli albi n. 58, 59 e 60 del 1987. Nella guerra tra Atlantide e Mu il popolo di Nazca (alleato di questi ultimi) elaborò il sistema delle linee come un gigantesco ordine impartito ad un satellite artificiale in orbita attorno alla Terra pronto a sparare raggi laser in direzione delle terre occupate da Atlantide: durante l'episodio, piccoli robot disegnano nuovi disegni dopo millenni di inattività osservati dall'occhio artificiale del satellite di Mu, pronto a colpire i territori dove una volta vi era Atlantide, ovvero gli Stati Uniti.
  • Le linee di Nazca compaiono nel videogioco arcade Xevious.

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